Due fratelli alla conquista della domotica low-cost
L’idea è semplice ma ha convinto l’acceleratore dell’Università Luiss di Roma (il Luiss Enlabs, creato in collaborazione con il fondo LVenture): un sistema che in poche ore e senza lavori di ristrutturazione trasforma qualunque abitazione in una casa domotica, facendo controllare gli interruttori elettrici da una app. Eppure, PowaHome – la start-up avviata da due fratelli pugliesi, Michele e Pasquale Longo (entrambi hanno meno di trent’anni), fa notizia per un altro motivo: in meno di sei mesi di accelerazione è riuscita a vendere, mettendolo già sul mercato, un prodotto funzionante e certificato. Nel panorama start-up, la capacità di fare “cassa” iniziando a vendere ciò che si produce in breve periodo non è scontata. Troppo spesso le neo-aziende restano incastrate nei processi di incubazione e accelerazione, mantenendosi in piedi grazie agli investitori ma senza essere in grado di camminare con le proprie gambe.
«Come tanti italiani sognavamo di avere una casa intelligente e smart ma oggi per ottenerla devi affrontare lunghi e costosi processi di ristrutturazione – spiega a La Nuvola Pasquale Longo, 29 anni e attualmente amministratore della start-up – L’idea di un sistema di domotica low cost ci è venuta grazie a una esperienza diretta. Volevamo rendere smart ciò che avevamo già a disposizione, il modem per la connessione Internet: c’è venuto il pallino di farlo comunicare in modo controllato con l’impianto elettrico di casa direttamente da una app sul nostro telefono. Quindi abbiamo pensato a un mattoncino hardware che si applica direttamente e fa parlare il sistema elettrico con gli oggetti che vogliamo controllare».
Quando serve l’acceleratore Fin qui, tutto chiaro: ma come molti startupper alle prime armi anche Pasquale e Michele non avevano idea di come procedere per far decollare il proprio business. Il loro è uno di quei rari ma felici casi in cui l’acceleratore fa il proprio dovere. «Siamo entrati nel programma di accelerazione a giugno e nel percorso abbiamo imparato, ad esempio, ad allargare il nostro tipo di mercato – spiega Pasquale – Noi pensavamo e pensiamo al progetto per i complessi residenziali ma i consulenti ci hanno aiutato a mettere a fuoco un altro segmento: quello degli hotel, delle strutture commerciali insomma tutti quei complessi che hanno bisogno di controllare sistemi di illuminazione e molto altro ma devono farlo in modo facile, senza ristrutturare».
Qualche cifra Il duo, che ha studiato ingegneria e architettura al Politecnico di Torino, con appena 30 mila euro di prefinanziamento ottenuto grazie al programma romano è riuscito in cinque mesi a ottenere le certificazioni per vendere il prodotto in tutta Europa. Da novembre ha aperto un nuovo round di investimento per accogliere (e raccogliere soldi da) nuovi finanziatori: la domotica è un mercato che dovrebbe valere circa 72 miliardi di euro entro il 2020 a livello globale e servizi aggiuntivi e integrativi come quelli di PowaHome serviranno anche ai colossi del comparto, tra cui Amazon e Google, che i sistemi di domotica li creano ma non potranno adattare in modo economico e accessibile case e strutture esistenti ai criteri altamente tecnologici delle loro invenzioni. Senza contare che per l’installazione di app e hardware per il controllo del frigorifero, del riscaldamento, delle luci serviranno tecnici e assistenti con creazione di nuovi posti di lavoro.
Per conquistarsi un posto in questo mondo, però, serve molto sacrificio. «Questi sei mesi sono stati davvero impegnativi – racconta ancora Pasquale – Entriamo in ufficio verso le nove la mattina e non usciamo prima delle dieci-mezzanotte. Non esistono ferie, non esistono sabati e domeniche e ogni volta che non ti dedichi all’azienda ti senti in colpa perché pensi di non fare abbastanza per una creatura che è tua. Ho letto una frase tempo fa che spiega bene il senso di tutto questo». E sarebbe? «Fare start-up è come lanciarsi da una montagna e costruire l’aereo mentre stai cadendo: ecco è la sensazione che provo ogni giorno, perché ogni giorno c’è una sfida e devi trovare la soluzione per vincerla».